Il Ginkgo biloba è una pianta che affonda le sue radici in tempi assai remoti E’ comparsa circa 200 milioni di anni fa ed è alta fino a 30-40 metri, con un tronco che può raggiungere il metro di diametro.
Il ginkgo, oltre ad essere considerato l’albero più vecchio presente sulla faccia della Terra, è anche uno dei più longevi, dal momento che può raggiungere i 1000 anni di vita. Non c’è quindi da stupirsi che in Giappone sia considerato un albero sacro, spesso presente nelle vicinanze dei templi.
Oggi, il ginkgo biloba è diffuso nelle aree temperate del Pianeta, come pianta ornamentale da parco e da viali cittadini ed è proprio a tale scopo che è stato introdotto in Europa a metà del XVIII secolo.
Il termine “ginkgo” deriva dal giapponese “Yin-kuo” che significa “albicocca d’oro”; “biloba” si riferisce invece alla forma della foglia, più o meno bilobata.
Le parti medicinali utilizzate della pianta sono le foglie e i semi, che contengono numerosi componenti bioattivi:
- Glicosidi flavonoidi (derivati di quercetina e campferolo)
- Terpeni trilattoni (ginkgolidi A,B,C, bilobalide)
- Biflavoni
- Proantocianidine
- Alchilfenoli e acidi fenolici
I glicosidi e i terpeni sono considerati i componenti più importanti e sono i responsabili dell’azione farmacologica, infatti gli estratti di Ginkgo sono standardizzati in base al loro contenuto.
A cosa serve
Tradizionalmente, nella medicina cinese il Ginkgo veniva utilizzato per trattare molteplici problematiche: dai problemi legati invecchiamento all’asma, alle bronchiti, ai problemi renali e vescicali.
Attualmente le indicazioni riguardano prevalentemente:
- il trattamento della demenza senile
- problemi di memoria e concentrazione
- problemi della vista (degenerazione maculare senile)
- la claudicatio intermittens
- il tinnito
In base ad esperimenti condotti in vitro e in vivo su modelli animali, il Ginkgo sembrerebbe possedere proprietà:
- Antiossidanti
- Antinfiammatorie
- Cardioprotettive
- Neuroprotettive
- Immunostimolanti
- Antiaterosclerotiche
- Antivirali
- Antiasmatiche
Demenza senile, memoria e concentrazione
Una parte importante degli studi condotti finora sulle proprietà del Ginkgo Biloba riguarda l’azione di “attivatore cognitivo”, rivolta sia a persone con problemi di memoria e concentrazione o con patologie più serie, come l’Alzheimer, sia a soggetti sani per aumentarne le performance cognitive. In generale il Ginko sembrerebbe in grado di migliorare i problemi cognitivi in persone con disfunzioni lievi o moderate, così come in pazienti con sintomi iniziali di demenza (se utilizzato per almeno 6 mesi). Per quanto riguarda invece i soggetti giovani e sani, l’effetto di sostegno nei confronti di memoria e concentrazione sembrerebbe limitato all’utilizzo a breve termine. Non ci sono invece prove che il suo utilizzo profilattico a lungo termine abbia effetto protettivo sull’eventuale sviluppo di demenza in età avanzata.
Una revisione sistematica pubblicata nel 2013 riguardante 8 studi randomizzati controllati, condotti su pazienti con problemi di demenza, ha evidenziato un miglioramento significativo sulle funzioni cognitive e sulla capacità di svolgere le azioni quotidiane. L’effetto dell’estratto di Ginkgo sarebbe paragonabile, secondo due degli otto studi presi in esame, a quello del donepezil – un farmaco utilizzato per contrastare la demenza medio-lieve.
In una revisione più recente, del 2018, riguardante 4 studi per un totale di 1628 pazienti coinvolti, l’estratto di 240 mg al giorno di Ginkgo Biloba si è dimostrato superiore al placebo nel migliorare i sintomi comportamentali e psicologici legati alla demenza (da lieve a moderata), migliorando anche la qualità di vita dei caregivers che assistevano i pazienti.
In un comunicato del 2015, l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), sulla base delle indicazioni dell’HPMC americano (Comitato per lo studio dei medicinali di origine vegetale), ha riportato che “i medicinali a base di foglie di ginkgo contenenti l’estratto secco possono essere usati per rallentare il deficit cognitivo correlato all’età e per migliorare la qualità della vita dei soggetti adulti affetti da una forma lieve di demenza”.
Morbo di Alzheimer
Nell’ambito delle malattie neurodegenerative e nelle forme di demenza senile i risultati non sono conclusivi.
Un revisione della Cochrane del 2009, per citare un esempio, condotta su 9 studi per un totale di 925 pazienti con diagnosi di Alzheimer, non ha trovato benefici significativi a seguito dell’integrazione con Ginkgo Biloba; per contro, un successivo lavoro di revisione pubblicato nel 2010, ha rilevato un significativo miglioramento nelle capacità cognitive e nel tono dell’umore nei pazienti con Alzheimer trattati con lo stesso estratto, alla dose di 240 mg al giorno, per almeno 16 settimane (senza effetti collaterali indesiderati degni di nota).
In un recente lavoro di revisione pubblicato nel 2016, sono stati presi in esame 21 studi per un totale di 2608 pazienti con diagnosi di Alzheimer: l’integrazione di Ginkgo biloba alla terapia tradizionale ha mostrato un effetto superiore sulle performance cognitive, dopo 24 settimane di trattamento, rispetto alla terapia convenzionale da sola.
Non ci sono, invece, evidenze sul fatto che l’assunzione di Ginkgo biloba possa agire in senso preventivo sullo sviluppo della malattia di Alzheimer.
Per quanto riguarda il confronto con i farmaci tradizionali per il trattamento dell’Alzheimer (tipicamente gli inibitori delle colinesterasi, quali donepezil, rivastigmina, metrifonato) diversi studi mostrano pari efficacia con il Ginkgo biloba, in caso di demenza da lieve a moderata, ed effetto sinergico quando combinati.
La Commissione E tedesca (organo di riferimento per preparati fitoterapici della tradizione occidentale) ha approvato l’utilizzo del Ginkgo biloba per il trattamento delle forme di demenza, comprese quella vascolare dovuta a un diminuito apporto di sangue al cervello, in genere a seguito di ictus), quella degenerativa primaria e le tipologie miste.
Claudicatio intermittens e sindrome di Reynaud
La claudicatio intermittens è un disturbo che si manifesta con difficoltà a camminare dopo un certo percorso (che di norma passa col riposo) e rappresenta una delle manifestazioni della vasculopatia periferica, ossia di una riduzione del flusso sanguigno ai muscoli degli arti inferiori (spesso in conseguenza di fenomeni aterosclerotici in atto).
La sindrome di Raynaud è una patologia di origine sconosciuta, caratterizzata da una contrazione eccessiva dei vasi sanguigni periferici (tipicamente a livello delle mani o dei piedi) in risposta al freddo o a fattori emotivi, che causa riduzione dell’apporto di sangue con conseguente pallore alle dita (fino alla cianosi), dolore, intorpidimento.
Per entrambe queste patologie non esistono farmaci specifici: la terapia è prevalentemente sintomatica e si basa sull’evitare il più possibile il freddo, nel caso della sindrome di Reynaud, e nell’attenzione a esercizio fisico e stile di vita nel caso della claudicatio (e al ricorso ai farmaci antiaggreganti).
Il Ginkgo biloba potrebbe rappresentare un valido supporto terapeutico in questi casi, in virtù del suo effetto positivo sulla circolazione sanguigna periferica, dell’azione antinfiammatoria e antiossidante.
La Commissione E tedesca ha approvato l’utilizzo del Ginkgo biloba per il trattamento della claudicatio intermittens.
Acufeni, vertigini, problemi dell’udito
In virtù delle sue proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e migliorative della circolazione sia periferica che centrale, il Ginkgo è stato testato nella cura di questi problemi con alcuni buoni risultati.
Una revisione sistematica del 2011 ha evidenziato un effetto superiore al placebo da parte di un estratto standardizzato di foglie di Ginkgo biloba sia per il trattamento degli acufeni come disturbo primario, sia quando gli stessi erano concomitanti a declino cognitivo o sintomi di demenza. Questi risultati appaiono particolarmente rilevanti se si tiene in considerazione il fatto che non esistono ad oggi cure efficaci per il trattamento degli acufeni: normalmente si ricorre a terapie sintomatiche con vasodilatatori, cortisonici o benzodiazepine, eventualmente associati a supporto psicologico.
Sono stati ottenuti alcuni risultati interessanti anche nel trattamento delle vertigini (un disturbo comune per il quale non esiste terapia farmacologica specifica) e della ipoacusia improvvisa idiopatica (ossia un tipo di sordità di origine sconosciuta) che insorge improvvisamente, in genere ad un solo orecchio, ed è di origine sconosciuta) con un estratto standardizzato di Ginko biloba.
La Commissione E tedesca ha approvato l’utilizzo del Ginkgo biloba per il trattamento dei disturbi dell’udito, quando di origine vascolare.
Degenerazione maculare senile, glaucoma e retinopatia
Risultati interessanti, anche se ancora a livello preliminare, sono stati ottenuti per alcune patologie del sistema visivo grazie ai meccanismi, che coinvolgono le proprietà antinfiammatorie e antiossidanti del Ginkgo, alla sua capacità di migliorare la circolazione a livello oculare e all’effetto protettivo nei confronti delle cellule gangliari della retina contro l’apoptosi (la morte cellulare programmata.
Un recente lavoro di revisione ha sottolineato come l’estratto secco di Ginkgo biloba possa rappresentare un’opzione interessante per alcune patologie degenerative a carico della retina, in virtù delle sue capacità antiossidanti.
Buoni risultati sono stati ottenuti anche in alcuni studi sul glaucoma normotensivo (ossia senza aumento della pressione oculare) dove la somministrazione di estratto secco di Ginkgo biloba ha portato a un aumento del flusso sanguigno oculare significativamente superiore rispetto al placebo.
Vitiligine
La vitiligine è un disturbo della pelle caratterizzata da perdita di melanociti e conseguente depigmentazione progressiva. L’estratto secco di Ginkgo biloba sarebbe in grado di arrestare in modo significativo la depigmentazione e di indurre addirittura, in alcuni casi, una ripigmentazione della pelle nelle zone già danneggiate.
Sindrome premestruale
Un recente studio randomizzato controllato versus placebo su 85 partecipanti ha confermato i risultati sulla capacità dell’estratto secco di Ginkgo Biloba di alleviare i disturbi sia fisici che psicologici della sindrome premestruale, quando somministrato alla dose di 40 mg tre volte al giorno (dal 16mo giorno del ciclo fino al quinto giorno del ciclo successivo).
Asma
Risultati interessanti sono stati ottenuti in un paio di studi clinici su pazienti asmatici: il Ginkgo biloba sarebbe in grado di ridurre sensibilmente l’iperreattività bronchiale, riducendo l’attività delle cellule infiammatorie (eosinofili e linfociti).
Emicrania
In alcuni studi clinici “open-label” (ossia non in doppio cieco e senza confronto con placebo) sono state ottenute indicazioni interessanti circa la possibilità di utilizzare un estratto di Ginkgo biloba in associazione con Coenzima Q10 e vitamina B2 per il trattamento dell’emicrania con e senza aura.
In uno studio condotto su 50 donne sofferenti di emicrania con aura, la somministrazione del preparato per 4 mesi ha portato a una riduzione degli episodi e dell’intensità del dolore. Stesso risultato in un altro studio analogo, condotto su 119 studenti sofferenti di emicrania: la somministrazione di Ginkgo, Coenzima Q10 e vitamina B per 3 mesi ha significativamente ridotto la frequenza degli episodi.
L’effetto di riduzione dell’emicrania pare sia dovuto all’azione antinfiammatoria e di inibizione dell’effetto eccitatorio del glutamato a livello del sistema nervoso centrale del Ginkgolide B.
Dose
A titolo informativo riportiamo che nella maggior parte degli studi pubblicati l’estratto secco più efficace sembra essere quello standardizzato al 24% in glicosidi flavonoidi e al 6% in terpeni lattonici.
In generale, il dosaggio raccomandato risulta il seguente: 120-240 mg al giorno, suddivisi in 2-3 dosi.
Più specificatamente e in base agli studi condotti per le diverse patologie:
- Asma: 40mg tre volte al giorno
- Demenza e problemi cognitivi: 120-240 mg al giorno di estratto secco standardizzato, suddivisi in 2-3 dosi
- Vertigini, claudicatio intermittens: 120-320 mg al giorno di estratto secco standardizzato, suddivisi in 2-3 dosi
- Sindrome di Raynaud: 240-360 mg al giorno di estratto secco standardizzato, divisi in 3 dosi
- Glaucoma: 120-160 mg al giorno di estratto secco standardizzato
- Sindrome premestruale: 80 mg due volte al dì, dal 16mo giorno di ciclo fino al quinto giorno del ciclo successivo
- Vitiligine: 120 mg al giorno di estratto secco standardizzato
Anche se alcuni studi riportano effetti già dopo 4-6 settimane di uso continuativo, in genere si raccomanda di proseguire almeno per 12 settimane per avere effetti significativi, specie in patologie croniche.
Effetti collaterali
In base agli studi pubblicati sinora, il Ginkgo ai dosaggi raccomandati risulta ben tollerato e privo di effetti collaterali indesiderati. Questi ultimi, quando presenti, riguardano essenzialmente
- Problemi gastrointestinali
- Cefalee
- Vertigini
Non essendoci dati sufficienti sull’utilizzo in gravidanza, in via precauzionale se ne sconsiglia l’assunzione, salvo diverso parere del medico curante.
Controindicazioni ed interazioni
Il Ginkgo può interagire con alcuni farmaci, primi fra tutti anticoagulanti ed antiaggreganti (fluidificanti del sangue); in pazienti che assumono questi farmaci, o con patologie che li espongano ad un aumentato rischio di sanguinamenti, si consiglia di evitarne l’assunzione.
Per la stessa ragione è consigliabile evitarne l’assunzione nelle due settimane che precedono un intervento chirurgico.
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