Estratto secco e Titolazione

malt extract in wood spoon on white background

Per curarsi con le piante è fondamentale fare attenzione a due fattori principali: titolazione e qualità degli estratti secchi.

Esistono sostanzialmente tre modi di curarsi con delle erbe o delle piante:
1) utilizzare nella dieta piante dall’ azione terapeutica;
2) utilizzare una tisana o un decotto da bere;
3) assumere un preparato che contenga  quelle piante in capsule, in compresse, in estratto fluido o in base alcolica.

La forma di gran lunga più diffusa è quella delle capsule. Le capsule contengono una polvere ricavata dalla pianta, o dalla miscela di piante riportata in etichetta. Una cosa di cui dobbiamo però essere consapevoli e che produttori e venditori non vi dicono è che assumendo un fitoterapico  polverizzato, solitamente ne assimiliamo veramente poco: dall’1 al 10% (questo è l’indice della Titolazione del principio attivo). Ciò che dobbiamo quindi chiederci è: quanto principio attivo c’è nell’estratto secco?

Facciamo due esempi:
La Curcuma estratto secco è titolato fino al 95% in Curcumina (molecola attiva che ha azione farmacologica). Se desideriamo dalla Curcuma un effetto antinfiammatorio, analgesico, antiossidante, antitumorale e termogenico, è inutile utilizzare una curcuma con una Titolazione in Curcumina minore del 98 %. Quindi possiamo capire la differenza tra polvere di Curcuma che si usa nell’alimentazione e la Curcuma Titolata con il massimo del Titolo. Oltre alla Titolazione ci sarebbero poi anche da inserire le forme Liposomiali o i principi attivi sinergici che ne aumentano la biodisponibilita’ a livellogastro- intestinale.

Un altro esempio importante è l’utilizzo del Resveratrolo, molecola che tanti conoscono ma pochi sanno che non viene assimilata dal nostro intestino perchè non liposolubile (meglio preferire il Glucoside del Resveratrolo, cioè la POLIDATINA che sfrutta l’idrosolubilità e il trasporto attivo ed è biodisponibilita al 100 %).

Se utilizziamo Vitamina C sintetica l’assorbimento è minimo mentre se utilizziamo Vitamina C estratta da Acerola, Camu Camu, Rosa Canina, o Quercetina, l’assorbimento è del 90 % perchè i flavonoidi contenuti fanno assimilare la vitamina C, la proteggono dall’ossidazione dei fluidi biologici e hanno effetto antiossidante, antinfiammatorio e immunostimolante maggiore della classica Vitamina C sintetica.

Le meraviglie dell’estratto secco e della Titolazione

Come si produce l’estratto secco di una pianta? La foglia viene polverizzata, immersa in acqua e portata ad ebollizione finché rilascia le sue sostanze; a questo punto si rimuove dal liquido la materia solida e lo si fa evaporare lentamente: il residuo secco rimanente contiene soltanto sostanze assimilabili e pressoché nessuno scarto.
Per ottenere un estratto secco bisogna però impiegare una grande quantità di materia prima, soprattutto se si tratta di parti molto acquose come le foglie: per produrre un grammo di estratto secco è talvolta necessario utilizzare fino a 100 grammi di materia prima (a seconda della sostanza di partenza).

L’estratto secco è quindi la concentrazione più efficace dei principi attivi della pianta. Al contrario delle polveri micronizzate, l’estratto secco è quindi biodisponibile al 100%, e contiene oltre il 98% di sostanza assimilabile.

Ci sono poi altri due aspetti da considerare. Come in tutti i processi produttivi, c’è modo e modo di produrre un estratto secco. Parliamo di estratto secco di prima qualità per individuare un prodotto ben fatto e che funzioni davvero. In un estratto secco di prima qualità tutto il principio attivo in titolazione è biodisponibile, cioè funziona nell’organismo.
È evidente che 1 g di estratto secco costa molto di più della semplice polvere. La maggior parte dei produttori per abbassare i costi producono capsule con una miscela di polvere ed estratto secco, ma ricordate che la sola parte efficace è quella in estratto secco titolato ad una determinata concentrazione.

Vi riporto due esempi tratti da un’etichetta reale:
Rusco (Ruscus aculeatus) 61 mg radice estratto secco liofilizzato e polvere, titolato in ruscogenine totali 4,75%. Qui il produttore non solo non dichiara quanto di quel rusco sia in estratto secco e quanto in polvere, ma induce chi legge a credere che nella capsula ci siano 2,9 mg di ruscogenine disponibili (il 4,75% di 61 mg), mentre è effettivamente assimilabile solo la frazione in estratto secco (la cui quantità in quell’etichetta non è dichiarata: potrebbe essercene un solo milligrammo).

Astaxantina 10 mg per 120 capsule: qui non si specifica la provenienza e la titolazione dell’alga. Nell’etichetta, che fa fede a livello legislativo, bisogna specificare la quantità di pianta medicinale oppure, come in questo caso, la provenienza dell’ alga. Dell’ alga Haematococcus pluvialis la titolazione di Astaxantina (molecola attiva con funzione farmacologica) è solitamente al 5%. Per avere 10 mg di pura astaxantina titolata al 5% ci vogliono 200 mg di estratto secco di alga Haematococcus pluvialis e non i 10 mg di alga estratto secco dichiarati in etichetta, che apportano solo lo 0,05 di astaxantina.
Polifenoli e caroteni patiscono molto gli sbalzi termici, sono sensibili alle temperature e possono cambiare colore con rapidità, ma il principio attivo rmantiene l’efficacia del 100 %.

Consiglio finale

Se desiderate utilizzare i fitoterapici, controllate che il produttore dichiari di far uso esclusivamente di estratto secco di prima qualità, puro al 100% e Titolato al massimo del principio attivo. Se il prodotto è in capsule, meglio se dichiara di utilizzare capsule di gelatina vegetale e non animale, senza biossido di titanio e silicio.

La Natura ha una grande capacità di guarirci, ma dobbiamo dargliene la possibilità scegliendo prodotti ben formulati e costruiti con finalità terapeutiche e non commerciali.

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